Il cane che ci aiuta in “Pet Therapy” e il cane che collabora nella ricerca dei dispersi in superficie o su maceria hanno qualcosa in comune?
Per alcuni “addestratori” sembrerebbero attività incompatibili. Sono coloro che lavorano solamente sviluppando ed esercitando la motivazione predatoria nel cane. Il figurante che rappresenta il disperso mette in atto dei comportamenti per cui il cane entra in modalità: “Vado a caccia della preda”. Essendo la motivazione predatoria molto importante e facilmente evocabile è chiaro che i risultati sono più veloci…
Ma quale pensiero è presente nella testa del cane? Quali e quanti incidenti possono succedere a seguito dell’esercizio della motivazione predatoria nei confronti di un figurante umano? Immaginiamo in una situazione reale un disperso nel bosco che non si può difendere dall’azione di un cane che arriva eccitato, di gran carriera, e l’idea che sta cercando una preda… a voi le conclusioni.
Per Livio Guerra, Formatore delle unità cinofile di Protezione Civile con il Progetto Diade e giudice per gli esami di abilitazione operativa del Coordinamento Regionale Veneto delle unità cinofile di Protezione Civile, nonchè presidente del Centro Cinofilo Città di Verona, promotore del progetto LiveDog e coordinatore del LiveDog Park, l’approccio è totalmente e diametralmente opposto.
Infatti nel Progetto Diade, il cane viene educato ed esercitato a riconoscere nelle persone un partner sociale, con un abbassamento della motivazione predatoria ed un aumento della motivazione collaborativa con il Conduttore dell’Unità Cinofila.
E’ un processo più lungo e graduale, ma che costruisce nel cane una solida prosocialità verso le diverse figure umane, e una relazione profonda con il proprio proprietario/conduttore.
Il pensiero che anima la velocità nel bosco e la voglia di cercare è, per il cane, di trovare una persona amica, una persona che io possa aiutare, anche se non la conosco. Alla fine ci saranno sì dei premi anche in cibo, ma soprattutto i premi sociali di tutto il gruppo dei volontari che creano una squadra solida a 2 e 4 zampe.
E cosa c’entrano gli Interventi Assistiti con l’Animale o Pet Therapy ?
Anche nella Pet Therapy si insegna al cane la prosocialità, gli si spiega che le persone sono tante, di varie età e tipologie, e che alcuni umani hanno dei bisogni. Un lavoro anche questo lungo e meraviglioso, che si esercita con la collaborazione del cane, Alcune persone mi dicono : ” Il mio cane ama già le persone, i bambini, gli anziani…”
Benissimo, rispondo io, allora il nostro lavoro sarà più facile, dovremo solo aiutare il cane dandogli degli strumenti cognitivi e operativi.
Non sarà necessario poi spiegare al cane terapista che bisogni ci sono dietro ad alcune persone. Loro sono in grado di comprendere le emozioni, i pensieri e le difficoltà di ognuno.
Il lavoro grande del nostro Corso di Pet Therapy Project è aumentare il livello di conoscenza del futuro Coadiutore dell’animale sociale, troppo spesso vedo miei colleghi , anche di fama , non riconoscere nemmeno le basi della comunicazione canina… o forse le conoscono ma le ignorano, e questa per me è una prospettiva ancora più orribile da immaginare.
Come dice Turid Rugaas:
“Leggere il vostro cane e capire cosa vi vuole dire è di grande aiuto per una relazione serena con lui. Finora si è trattato prevalentemente di una comunicazione a senso unico: io dico e tu fai quello che ti dico. Non è granchè come relazione!”